Monday, March 14, 2011

Physics To Build A Toy Boat

API BLACK SAVE 'THE WORLD APICULTURE

Il futuro dell’apicoltura è un ape nera, meridionale, di origine africana e naturalizzata siciliana, salvata in extremis da Carlo Amodeo, uno dei venticinque selezionatori d'api in Italia.
Questa specie era stata soppiantata negli anni Settanta dalle massicce importazioni di ligusta, carnica e caucasica, le classiche api dorate, ma è stata capace poi di superarle tutte, le sorelline, cadute a milioni sotto i colpi delle epidemie di Varroa e Nosema che negli ultimi dieci anni hanno falcidiato allevamenti su allevamenti.
Le api nere presentano formidabili qualità di resistenza, docilità, originalità nella raccolta (si occupano anche di fioriture che altre api se le sognano, come il nespolo giapponese) e per finire have a production that lasts all year round, even in winter, when the Nordic colleagues rest waiting for spring.
short, the living denial of the cliché of a lazy South.
We hear the same thing we said Charles Amodeo, now an undertaker in Termini Imerese, "In 1985 when I was a student of Agriculture, my teacher, Peter Genduso, told me about this API amazing, docile, very resistant, which have not had any news from the seventies. I found one day near the old airport at Punta Raisi. Survived only three families. I could not believe it. "
After the first recovery experiments from the farms in the Aeolian Islands, choices perché prive di api e abbastanza isolate da evitare ibridazioni, oggi l’ape nera è richiestissima in ogni parte del mondo, dalla Germania, alla Danimarca, fino al Regno Unito, dove Carlo d'Inghilterra l'ha voluta per i suoi apiari.
«Ci è arrivata un'e-mail dal Regno Unito», racconta Carlo Amodeo. «A inviarcela è stato Murray McGregor, apicoltore della Casa Reale. Ha voluto quattrocento pacchi da un chilo e mezzo, ognuno con circa 15mila api. Gliele abbiamo portate in celle refrigerate fino in Trentino, sono venuti a prenderle lì».
L’ultima frontiera è il progetto che punta a ripopolare stabilmente la Sicilia occidentale attraverso un programma finanziato dalla Regione con 400mila euro.
“Mai prima d'ora in Europa si è portata avanti la reintroduzione di una specie autoctona nel territorio”, scrivono gli esperti del progetto. E le collaborazioni arrivano da ogni parte, dell'assessorato all'Agricoltura all'Istituto nazionale di apicoltura, dall'Istituto zooprofilattico di Palermo al corso di laurea in Entomologia agraria di Catania, e ancora dal dipartimento di Ingegneria e Tecnologie agroforestali dell'Ateneo palermitano.
«Avvieremo il reinserimento nella provincia di Palermo», conclude Amodeo, «perché qui le api sono meno ibridate e sarà più facile creare stazioni di fecondazione in piena purezza».

Fonte: www.lastampa.it

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